Paesaggi industriali diventano monumenti contemporanei, la cui celebrazione dura il tempo di un fumogeno
Si respira la sacralità laica dei monumenti mentre si cammina in mezzo a scheletri ferrosi, arrugginiti che trasudano amianto e abbandono.
Riviverli, lasciarli essere ancora una volta, ridargli la forza che gli è stata tolta.
Il lavoro a Porto Marghera di Parasite2.0 ci riporta ad un rapporto con le rovine industriali che tanto ci affascinano ma che sembra impossibile far ridestare; ciminiere, capannoni, imponenti silos guardano la città come silenziosi testimoni delle sua trasformazione, rimanendo luoghi invalicabili simboli di lavoro e ricchezza.
Il duo utilizza come strumento di relazione i fumogeni: il fumo rosso, quasi saguinio si impadronisce di finestre, antri, stanze e si espande creando movimenti e colori che ridanno vi
ta e fisicitá.
Un semplice gesto rende possibile un nuovo rapporto, che sa di uomo ma anche di natura, una rinascita temporale che riporta l'attenzione a luoghi perduti dalla città che inermi aspettano la loro distruzione.
L'operazione non si limita ad evidenziare e denunciare l'abbandono di organi della cittá: nella struttura della performance si rivive la sacralità del rito. Esecutori e strumenti si decontestualizzano per riportare l'attenzione al gesto, centro della performance, che assume per poco tempo una forte valenza simbolica di rinascita, di ritorno alla potenza perduta. È in questo gioco di allontanamento dal significato comune che il fumo riesce a diventare un movimento vitale che si espande e copre la rovina, ormai rinvigorita da una temporanea nuova forza.
Nel lavoro di Parasite2.0 ci si sofferma sulle nostre rovine e li si da un estremo saluto, le si celebra implicando un necessario riconoscimento.
http://parasite20.blogspot.it/
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Tags: arte, arte contemporanea, biennale dell'architettura, Parasite 2.0, parasite 2.0 lab, performance, porto marghera, Venezia, video
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